Rivolta della coscienza e dilemma della nonviolenza

Alle radici dell’impegno

Rivolta della coscienza e dilemma della nonviolenza
Tre giorni di approfondimento conviviale promosso a Camaldoli (Arezzo) dal 12 al 14 luglio 2019
L’incontro nasce dalla esigenza di affrontare alcune questioni emerse nel percorso del gruppo di lavoro “Economia disarmata” del Movimento dei Focolari Italia. In collaborazione con l’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, il gruppo di riflessione sindacale “Made in the world”. 
Non si tratta di una serie di conferenze separate ma di un cammino ragionato di condivisione che coinvolge il contributo dei percorsi di resistenza alla devastazione ambientale e ai poteri mafiosi.
Cosa abbiamo capito
Il caso emblematico caso delle bombe prodotte per la guerra in Yemen ha permesso di mettere in evidenza non solo le gravi responsabilità e connivenze delle strutture di potere prevalenti in Italia, ma anche la carenza di formazione culturale e morale di buona parte della società civile. Anche quella teoricamente più attenta.
“Economia che uccide”
Uno dei problemi più eclatanti riguarda la crisi del sindacato e la sua attuale incapacità di essere un soggetto attivo di democrazia economica contro la logica autodistruttiva del capitalismo. Partiremo da una analisi approfondita della questione della grande commessa dei caccia F35 che permette di comprendere chi e come determina le scelte di politica industriale in Italia e il legame strutturale con gli Usa.
Cercheremo di capire i meccanismi di violenza insiti nell’agire della finanza e quali azioni si possono rivelare efficaci oltre l’esercizio del voto col portafoglio.

Geopolitica del caos e alleanze strategiche
Ultimamente è quasi scomparsa ogni voce di dissenso verso la Nato, considerata una alleanza strategica ineluttabile, mentre tale scelta condizionante la politica estera fu oggetto di forte contrasto tra i cattolici democratici nel dopoguerra.
Sulle conseguenze di tale alleanza militare, che ha reso vano il ruolo dell’Onu, avremo modo di capire meglio grazie all’intervento di Maurizio Simoncelli che ci mostrerà il frutto di decenni di analisi e studi su ciò che oggi è definita la “geopolitica del caos”. Volendo affrontare i grandi temi rimossi dal dibattito pubblico, cercheremo di affrontare, con Simoncelli e altri interlocutori, la questione dell’incerto equilibrio nucleare che apre all’incubo atomico, con l’Italia che non firma il trattato per il bando alle armi atomiche e permette la presenza di bombe atomiche sul nostro territorio.

Il dovere della rivolta
Se la fede nella “bomba” ha sostituito, dopo Hiroshima, quella in Dio, come notò Thomas Merton nel testo “La pace nell’era post cristiana”, bisogna tener presente che un certo insegnamento tradizionale delle chiese ha paralizzato la coscienza di tanti cristiani tenuti per secoli ad obbedire ad ordini ingiusti purché provenienti da autorità formalmente legittime. Lo abbiamo affrontato con riferimento alla Grande Guerra  anticipando che la prima rottura di tale dogma si è avuta in Italia con Mazzolari ( lettera del 1941 al giovane aviatore sul dovere della rivolta), ma è bene conoscere meglio figure di laici cristiani che hanno spezzato  il vincolo dell’obbedienza al potere nonostante l’indicazione contraria delle loro chiese : caso eclatante quello del contadino Jagerstatter, ucciso dai nazisti, denigrato e isolato anche dopo la morte, ma riconosciuto beato nel 2007.  
Una lunga solitudine vissuta con forza assieme e grazie alla moglie Franziska. Così come avvenne con l’obiezione di Josef Mayr-Nusser, esponente cattolico di Bolzano, sostenuto fino alla fine dalla moglie Hildegard.  Con Anselmo Palini cercheremo di conoscere meglio il senso e il peso di queste vicende, anche in parallelo con altre testimonianze.
Tra guerra giusta e il dovere di non restare indifferenti
Restando in questo orizzonte, si comprende la richiesta che Massimo Toschi avanza, e non solo lui, a papa Francesco perché, come compimento della storia, rimuova da qualsiasi fonte dottrinale ogni riferimento alla “guerra giusta”, concetto ambiguo che ha giustificato nella storia ogni nefandezza e la logica della produzione bellica. Ne parleremo con Toschi stimolando la dialettica più serrata.    
Anche con la rimozione della giustificazione retorica della guerra, manipolabile da ogni potere, resta tuttavia aperta la necessità di porsi davanti alla necessaria resistenza al male. Paradigmatico il percorso di Dietrich Bonhoeffer, grande promotore e maestro della pace, ma che, alla fine, decise di aderire alla congiura, fallita, per eliminare Hitler. O quella dei “ribelli per amore”, cattolici, come Teresio Olivelli e molti altri, persuasi dalla esigenza di aderire alla lotta di liberazione dal nazifascismo. E di tanti che hanno sentito di dover agire per difendere gli ultimi e gli oppressi della terra. Come il caso recente del giovane fiorentino Lorenzo Orsetti, andato a morire per la causa curda o i cristiani assiri armati per difendersi dalle truppe dell’Isis. 
Costituirà una traccia di riflessione la lettera di Simone Weil a George Bernanos sulla guerra civile di Spagna.


La conversione integrale
Infine per noi si rivela decisivo comprendere come il nostro impegno si inserisca nella visione globale della conversione integrale indicata da Francesco nella Laudato Sì. In questo senso la istanza per la riconversione del territorio del Sulcis Iglesiente non è la semplicistica e irrealizzabile richiesta ad una multinazionale di cambiare, come una concessione benevola, l’oggetto di produzione, ma un capovolgimento di visione del mondo capace di incidere sulle scelte politiche economiche strutturali.

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